mercoledì 1 ottobre 2014

Leicester Square e Listerine

Leicester Square non si pronuncia come immagini. O per lo meno non come me lo immaginavo io. Guardavo l’indicazione al titolo della piazza, facevo lo spelling in quell’aria satura di odore di fast food, schiamazzi e facce a cui non sarei mai riuscito a rivolgere una parola. E proprio non capivo. Masticavo le consonanti in bocca ma proprio non riuscivo a mandarle giù. Quel posto non era come me lo avevano raccontato e assolutamente non suonava uguale. Londra sa essere un paio di scarpe in piombo nel cuore della notte. Quando cerchi il calore in una coperta troppo corta. E nei ricordi di un mondo che appartiene ormai solo ai film in replica a Natale e a quei maglioni cuciti a mano da tua nonna. Che ti pizzicavano le braccia nude.

Ed è in una di queste giornate fredde cemento che non volevo tornare a casa. Ma evaporare è difficile d’inverno e quindi mi ero attaccato alle certezze che avevo rileggendo i soliti libri con un tono troppo basso e riflessivo. Omettendo le bestemmie come se fossero semplici refusi e non un grido di aiuto. Tondelli avrebbe avuto compassione di me. Ed io non ne avrei avuta di lui con il mio sarcasmo sigillato in porzioni monodose. Come fossero tante intercambiabili merendine del Mulino Bianco. E ora non psiconalizziamoci che mica voglio fatturarvi il prezzo di favore di €75 / ora per appoggiarvi con i cazzi vostri su una poltrona Ikea foderata in pelle per darle un senso compiuto. Non ho la partita iva e nemmeno quei dispenser da fazzoletti a doppio velo appoggiati giusto alla vostra sinistra su un tavolino di vetro. Ci ho messo un po’ di raffreddori a capire che quei fazzoletti sono per le lacrime, per questo costano poco. E si sfilacciano lasciando segni della nostra disperazione sparpagliati come i vestiti lasciati in giro da ubriachi e che ci rifiutiamo di raccogliere per almeno un paio di giorni. Che tanto non c’è nessuno che viene qua a spiegarci che il disordine casa nostra non è nemmeno la metà di quello che abbiamo in testa. Disordine che ci ostiniamo a sbrogliare ammazzandoci i neuroni nell’inseguire una generazione sacrificata per poche pagine di gloria. Probabilmente sintetizzate in qualche blog. Tipo questo, pieno di parole masticate, denti lavati e risciacqui con il Listerine.

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