Leicester Square non si pronuncia come immagini. O per lo
meno non come me lo immaginavo io. Guardavo l’indicazione al titolo della
piazza, facevo lo spelling in quell’aria satura di odore di fast food,
schiamazzi e facce a cui non sarei mai riuscito a rivolgere una parola. E
proprio non capivo. Masticavo le consonanti in bocca ma proprio non riuscivo a
mandarle giù. Quel posto non era come me lo avevano raccontato e assolutamente
non suonava uguale. Londra sa essere un paio di scarpe in piombo nel cuore
della notte. Quando cerchi il calore in una coperta troppo corta. E nei ricordi
di un mondo che appartiene ormai solo ai film in replica a Natale e a quei
maglioni cuciti a mano da tua nonna. Che ti pizzicavano le braccia nude.
Ed è in una di queste giornate fredde cemento che non volevo
tornare a casa. Ma evaporare è difficile d’inverno e quindi mi ero attaccato
alle certezze che avevo rileggendo i soliti libri con un tono troppo basso e
riflessivo. Omettendo le bestemmie come se fossero semplici refusi e non un
grido di aiuto. Tondelli avrebbe avuto compassione di me. Ed io non ne avrei
avuta di lui con il mio sarcasmo sigillato in porzioni monodose. Come fossero
tante intercambiabili merendine del Mulino Bianco. E ora non psiconalizziamoci
che mica voglio fatturarvi il prezzo di favore di €75 / ora per appoggiarvi con
i cazzi vostri su una poltrona Ikea foderata in pelle per darle un senso
compiuto. Non ho la partita iva e nemmeno quei dispenser da fazzoletti a doppio
velo appoggiati giusto alla vostra sinistra su un tavolino di vetro. Ci ho
messo un po’ di raffreddori a capire che quei fazzoletti sono per le lacrime,
per questo costano poco. E si sfilacciano lasciando segni della nostra
disperazione sparpagliati come i vestiti lasciati in giro da ubriachi e che ci
rifiutiamo di raccogliere per almeno un paio di giorni. Che tanto non c’è
nessuno che viene qua a spiegarci che il disordine casa nostra non è nemmeno la
metà di quello che abbiamo in testa. Disordine che ci ostiniamo a sbrogliare
ammazzandoci i neuroni nell’inseguire una generazione sacrificata per poche
pagine di gloria. Probabilmente sintetizzate in qualche blog. Tipo questo,
pieno di parole masticate, denti lavati e risciacqui con il Listerine.
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